Michelangelo Buonarroti - La creazione di Eva (1511) affresco - Cappella Sistina - Città del Vaticano

La storia

Il Negozio Giuridico® è nato nell’aprile 2005 ed è la prima esperienza del genere in Italia. La sua denominazione è di immediata comprensione per gli utenti perché esprime in modo intuitivo l’essenza dell’iniziativa.

E' anche un gioco di parole destinato agli addetti ai lavori: il negozio[1] giuridico nella teoria generale del diritto privato è, grosso modo, sinonimo di “contratto”[2]. Si differenzia nettamente da altre iniziative apparse dopo la legge Bersani sulla tutela della concorrenza nel settore dei servizi professionali dell'agosto 2006 (v. A.L.T. - Assistenza Legale per Tutti, aperta a Milano nel gennaio 2008, oggi A.L. - Assistenza Legale), perchè non è un tradizionale studio legale situato su strada, ma ha una propria peculiare filosofia che si fonda dichiaratamente su una visione diversa della professione forense, in funzione preventiva e conciliativa delle controversie.

La sua ideatrice è l'avvocato Chiara Romeo del Foro di Genova, iscritta all’Albo degli Avvocati dal 1989: da sempre appassionata ai temi legati alla professione, ha rivestito per oltre otto anni la carica di segretario del locale Sindacato Forense, svolgendo la propria attività anche su piano nazionale, nell’Associazione Nazionale Forense. Ha collaborato anche all'organizzazione di iniziative congressuali dell’Ordine degli Avvocati di Genova e della Cassa Nazionale Forense.

Il Negozio non è quindi un exploit inconsapevole ma nasce da riflessioni fondate su esperienze di vita professionale di almeno vent’anni.

Un periodo in cui sono maturati i principi di libera concorrenza e di tutela del consumatore, fortemente perseguiti in sede europea; ed è nata Internet, con la conseguente grande libertà di comunicazione e di circolazione delle idee.

Hanno contribuito alla creazione del Negozio anche suggestioni più pittoresche come l’incontro, di fronte al Palazzo di Giustizia di Cuzco in Perù e di Ankara in Turchia, con piccoli banchi di spicciafaccende, in genere impiegati in pensione del Tribunale, che scrivono petizioni per chi non sa leggere o scrivere; o con gli “avvocati su strada” a New York.

La filosofia di base del Negozio scaturisce dall’osservazione di un mondo dominato da una contraddizione apparente: esistono paesi nei quali le professioni vengono esercitate ancora con modalità “medievali”, mentre in altri le stesse professioni sono altamente tecnologizzate, e tuttavia la complessità delle società in cui operano, delle legislazioni e dei rapporti disorienta i loro cittadini.

Il Negozio cerca di essere una risposta alle difficoltà e alle inefficienze di un sistema in cui rivolgersi all’avvocato non è più un fatto eccezionale, ma anzi è un fatto usuale e sempre più necessario. Contemporaneamente, il Negozio vorrebbe svecchiare l’immagine dell’avvocato stesso nella percezione della gente, creando una figura complementare all'avvocato "tradizionale": quella del mediatore della cultura giuridica,  ovvero un “professionista accessibile”, di facile consultazione, proprio come a Cuzco.

[1] La parola "negozio" deriva dalla parola latina negotium che a sua volta deriva dall'espressione nec (con valore negativo) otium (tempo libero dagli affari, dalle occupazioni).
[2] Il negozio giuridico è una super-categoria concettuale, in cui sono stati ricondotti tutti gli atti di autonomia negoziale diversi fra loro per struttura ma che sono capaci di creare effetti giuridici: ad esempio, i contratti, il matrimonio, il testamento, le promesse di pagamento. Frutto dell’elaborazione dottrinale giuridica tedesca della fine dell’800, questo super-concetto ha avuto molta fortuna nella letteratura giuridica italiana durante il Novecento, ma ha cominciato a declinare negli anni 70-80. Si rinvia alla lettura dell’articolo scritto dal prof. Francesco Galgano, insigne giurista, che ha descritto la nascita del Negozio Giuridico come un’inattesa reincarnazione nel lessico corrente del concetto morto nel lessico giuridico.